25 novembre: oltre le parole ed i numeri

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    Intervento della Presidente Nazionale Renata Natili Micheli - Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

    Un ringraziamento alla organizzatrice, M. Pia Perisano, al Cif che qui rappresenta e a tutte voi che generosamente rispondete all’invito. L’incontro di oggi non vuole soltanto significare lo sdegno, la opposizione morale, la domanda di riscossa e di reazione ma pone una domanda che, riguardo all’emergenza costituita dalla violenza agita sulle donne, si pone su due livelli:

    uno “oggettivo” ed uno “soggettivo”.

    • Riguardo al primo, (l’emergenza letta dal punto di vista oggettivo) essa rivela che ci troviamo in presenza di un allarme sociale, una sporgenza delle sue difficoltà.
    • Mentre il secondo livello (quello soggettivo) richiede una presa di coscienza del problema che si iscrive in quello più ampio dei rapporti uomo-donna.

    A ben vedere i due livelli sono le facce di una stessa vertenza, che implica che ad essa si attribuisca lo “statuto” di questione, nel senso di problema sociale.

    Questo comporta che la questione, quella della violenza sulle donne, venga letta come esito negativo di un processo che coinvolge il modello stesso di sviluppo, dei rapporti sociali, di quelli di produzione, della cultura, dello stesso ruolo della politica. Perché o essa la politica deve auto comprendersi come continua “rottura” di equilibri dati per scontati o semplicemente continuerà a governare lo statu quo: l’immobilismo eretto a sistema.

    Quello che vogliamo dire è che la “politica deve uscire dall’orizzonte totalizzante e taumaturgico che ancora oggi occupa, per lasciare spazio al ruolo dei soggetti intermedi che, non soltanto conoscono dal basso la società, ma ne costituiscono insieme il fine del suo costituirsi e quindi il mezzo per modificarla.

    Entra qui in campo il tema dell’identità che non ha soltanto natura psicologica di natura individuale. Infatti il tema della violenza revoca in processo un disimpegno di massa prolungato nel tempo ed insieme una modalità di gestione che ancora si declina su un sistema duale: le donne e gli uomini, noi e loro.

    Con forza noi affermiamo che la violenza ha come cifra quella del riconoscimento di sé, in questo caso il sé delle donne.

    Qual è il progetto allora che promana da una tale richiesta? Portare in profondità l’istanza politica che contiene e che deve ri-centrare la sua modalità di essere intorno ai temi della separatezza, della delega, della mediazione etc.

    Deve essere doppiato il capo del disincanto attuale delle donne che si manifesta con l’abbandono della politica fino ad assumere il volto dell’antipolitica.

    Così accade, nel presente, che pratiche ed esperienze di tentativi di risposte che si articolano su micro-progettualità prendono il posto dell’identità politica specifica tanto che ci si limita a richiedere leggi ad hoc fatte per noi da loro.

    Occorre che ripartiamo dal principio che è questo: i diritti delle donne sono diritti umani.