VALUTAZIONE DELL’ATTIVITÀ ASSOCIATIVA
L’attività associativa implica principi e contenuti, definiti dallo Statuto, che presiedono allo sviluppo del processo di cambiamento e crescita dell’Associazione. Un punto strategico di questo processo è la periodica valutazione che risulta essere un’attività fondamentale malgrado, nel nostro Paese sia considerata un semplice adempimento formale non utile a migliorare comportamenti e risultati.
Claudio Bezzi, Presidente dell’Associazione Italiana di Valutazione, ne parla come di un « … insieme delle attività … [volta a] esprimere un giudizio verso un fine decisionale; tale giudizio deve essere avvalorato tramite procedure di ricerca valutativa che ne costituiscono elemento essenziale e imprescindibile di argomentazione».
Il termine “valutazione” è usato per individuare attività e procedure volte a misurare gli effetti determinati dalle azioni intraprese e a permettere di attribuire uno specifico significato ai fatti, alle informazioni e ai “dati”. La valutazione serve a innovare e migliorare la qualità del servizio – anche solo quello di presenza – in quanto verifica, adeguandola, la risposta ai bisogni reali delle persone.
In questa prospettiva l’Associazione deve avviare un cammino di cambiamento e di riflessione tutto interno, i cui elementi cardine sono:
• rafforzamento della rete associativa,
• creazione di momenti di dialogo e ricerca di convergenza tra realtà associative diverse su temi di interesse comune,
• acquisizione di nuove competenze di analisi,
• comunicazione e rappresentazione dei bisogni.
Si tratta di sperimentare metodologie partecipative, seguendo i suggerimenti dell’Associazione Nuovo Welfare, che individua i seguenti obiettivi trasversali:
• apprendimento e sperimentazione di nuovi metodi di lavoro collaborativi interni alla rete associativa e sui territori regionali;
• trasferimento di competenze relative alla valutazione dei servizi;
• predisposizione di un modello di valutazione dei servizi costruito dal basso;
• analisi del ruolo reale e potenziale del terzo settore;
• definizione di priorità dei bisogni e dei servizi
• individuazione di modelli comuni di valutazione, che abbiano le seguenti caratteristiche:
adattabilità: derivata dalla sperimentazione di una “costruzione partecipata”;
interattività: per rendere ogni attore sempre più consapevole dell’importanza di condividere competenze e conoscenze, di discutere e definire obiettivi e progettualità comuni;
replicabilità: in diversi contesti nazionali e regionali, attraverso una struttura estremamente flessibile e aperta, ridefinita di volta in volta, adattando il corredo di strumenti e le azione ai fabbisogni e alle caratteristiche specifiche di ciascun territorio.