Approvato il "Pacchetto Caivano"
Il Consiglio dei Ministri del 7 settembre 2023 ha approvato il cosiddetto “Pacchetto Caivano”. Il decreto contiene misure contro la criminalità giovanile: sarà più facile per i minori finire in carcere. Nel dl approvato si abbassa da 9 a 6 anni la soglia della pena che consente di applicare la misura della custodia cautelare. Si introduce anche un aumento della sanzione per lo spaccio di lieve entità, con l’arresto in flagranza del minore. Il nostro premier ci ha “messo la faccia”, come ha sottolineato e per questo alcuni giornali amici la indicano come “la donna di ferro” “la madre d’Italia”, “la integerrima custode della morale italica quando il nostro era il Paese dalle virtù antiche.
Siamo d’accordo: la politica ha bisogno di far parlare di sé, ma ci chiediamo se i custodi dei mos maiorum credono davvero che il carcere possa servire da prevenzione, se siano convinti che è meglio punire che educare, che il risultato è migliore se affidato alla paura? Fino a qualche anno fa, parlando della fine della società maschilista e paternalistica, quale era la nostra, se ne esaltava la libertà conquistata anche nei costumi e nelle regole sociali che si aprivano a forme nuove di comportamento qualificato come liberatorio. Il carcere dunque.
Ma, il nostro Premier, il Ministro della Giustizia identificato da tutti come garantista, il Ministro dell’Interno, già allievo di Salvini, hanno mai visitato le carceri, soprattutto quelle dei minori? Conoscono il dettato costituzionale che indica il sistema carcerario come riabilitativo, educativo, a misura di dignità umana? Sono mai scesi nell’inferno delle nostre carceri, sono rimasti colpiti dal numero dei suicidi, sono vicini a quei minori che vivono con le madri la dura esperienza della reclusione in una fase della vita nella quale si dovrebbe soltanto sorridere? Sanno riconoscere i balbetti di questi bambini che sanno dire soltanto due parole rivolte alle guardie carcerarie; “Apri e chiudi”? Che fatica costa mettere mano al codice per aumentare le pene?
Quale pensiero attraversa i nostri politici quando pian smantellano il sistema scolastico diminuendone le risorse, o il sistema sanitario quando l’accesso non è più garantito a tutti, quando l’istituto familiare è sottoposto a prove di sopravvivenza date le difficoltà economiche? No, non accettiamo questo stile di governo, non condividiamo il convincimento che la punizione, la più aspra, dissuada: non crediamo che la politica sia soltanto avvitare i bulloni come se società fosse un meccano da aggiustare. La società è fatta della carne degli uomini, è un corpo vivente che non può resister immune a lacerazioni sempre più profonde.