La bandiera bianca di Bergoglio

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Non c'è nessun coraggio in chi invoca la guerra

Pace, amore, unità dei popoli, abbasso la guerra, “volemose bene”. Queste le parole che risuonano da un capo all’altro del nostro Pase e non soltanto. Ma pensandoci bene: chi si può dire favorevole alla guerra? Nemmeno i militari di professione o quanti sono additati come “guerrafondai”.  Malgrado ciò  chi in questi giorni osa pronunciare la parola “pace” è giudicato un pusillanime, persona non informata dei fatti e, comunque, uno che sta dalla parte sbagliata. La parola “pace”, infatti, è fatta sempre precedere da un ritornello che suona: “Prima di sedersi al tavolo della trattativa, occorre sconfiggere l’aggressore” ed “i terroristi”. E chi potrebbe negare che Putin sia l’aggressore o Hamas un terrorista? Ma ancora: chi potrebbe negare che il nostro essere ciechi ha permesso all’uno e all’altro di esprimere al meglio la loro disumana “matta bestialità”? Ci piaceva la pace dei giorni nei quali Putin avanzava piano piano rosicchiando un pezzetto qua e un pezzetto un pò più là, o la pace dei giorni nei quali senza che nessuno se ne accorgesse, Hamas scavava più di 500 Km di gallerie sotto gli ospedali della striscia di Gaza. Stiamo scivolando nella parte più stretta dell’imbuto dalla quale sarà difficile tornare indietro. Hanno scandalizzato le parole del Papa riguardo il coraggio che ci vuole ad alzare “bandiera bianca” perché, fino a quando ci saranno gli Ucraini o il popolo palestinese a morire, possiamo fare gli eroi. Alzare bandiera bianca significa inchiodare i protagonisti alle loro responsabilità e non certo ad una resa inerme. La bandiera bianca, come simbolo della volontà di estraneità ad un conflitto, è citato esplicitamente nel diritto internazionale umanitario: il modo in cui dev’essere utilizzata è formalizzato nell’Articolo 32 delle Convenzioni dell’Aia del 1899 e del 1907. L’articolo specifica che chi si presenta con una bandiera bianca è “autorizzato da uno dei belligeranti a entrare in trattative con l’altro” e “ha diritto all’inviolabilità”.  Papa Francesco ha smascherato l’ipocrisia che è tipica dell’occidente e della sua cultura e che può essere riassunta nella espressione di Anna Harendt “la banalità del male” cioè della guerra. Tutti i governanti dell’Europa e del mondo sanno che Putin non si fermerà, che gli Ucraini non hanno più uomini da mandare al fronte, che Hamas non vive nel deserto di Gaza e che la guerra “per procura” continuerà.

Non c’è nessun coraggio in chi invoca altra guerra.  Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne di Rete Pace Disarmo e autore del saggio “Disarmo Nucleare”, commentando le parole del Papa ricorda che “Bergoglio ha sgretolato l’idea di ‘guerra giusta’ che in molti continuano a brandire, evidenziando come dopo due anni di combattimenti la situazione non sia migliorata granché sul campo: centinaia di migliaia di persone sono morte, sono stati spesi miliardi e miliardi di dollari, è stata devastata un’ampia parte di territorio ucraino, e la ricostruzione di quel Paese durerà decenni. Le armi non hanno risolto assolutamente niente. Anzi, hanno aggravato la situazione”. Anche noi siamo fuori del coro.