L’abbandono scolastico in Italia e in Europa

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Riguardo la povertà educativa nel nostro Paese

L’Unione europea si era posta come obiettivo quello di ridurre sotto al 10% entro il 2020 la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi. L’obiettivo continentale, in vista del 2030, è stato poi ulteriormente abbassato di un punto (9%) con una risoluzione del consiglio europeo del febbraio 2021. Questo target però rappresenta una media, ed è stato parametrato per le diverse situazioni nazionali. Per l’Italia l’obiettivo era il 16%.

L’Unione europea ha fissato come obiettivo che i giovani europei tra 18 e 24 anni senza diploma superiore (o qualifica professionale) siano meno del 10% del totale. Vai a “Che cos’è l’abbandono scolastico”

Va detto che il fenomeno non è facile da misurare, perché richiederebbe dati in grado di tracciare il percorso scolastico del singolo studente. A livello europeo la scelta è stata utilizzare come indicatore indiretto la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media. Tra questi viene incluso anche chi ha conseguito una qualifica professionale regionale di primo livello con durata inferiore ai due anni.

L’Italia ha raggiunto il proprio obiettivo per l’abbandono scolastico ma è lontana dai più alti standard Ue.

In base a questo indicatore in Italia nel 2020 si registrava una percentuale di abbandoni pari al 13,1%. Da questo punto di vista quindi il nostro paese ha raggiunto il proprio obiettivo. Tuttavia dobbiamo evidenziare come il dato italiano sia ancora lontano dai più alti standard europei. Come possiamo notare anche dalla mappa infatti il nostro paese è tra quelli in cui il problema degli abbandoni precoci è più consistente. Solo Malta (16,7%), Spagna (16%) e Romania (15,6%) nel 2020 registravano una percentuale più alta.

Italia quarta in Europa per abbandoni scolastici nel 2020

Percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media nei paesi Ue (2020)

13,1% i giovani che hanno abbandonato prematuramente gli studi in Italia (2020).

Allo stesso tempo però, nel lungo periodo il trend del nostro paese ha mostrato un miglioramento. Possiamo osservare infatti come il tasso di abbandono sia passato dal 17,8% del 2011 al 13,1% del 2020 (-4,7 punti percentuali). Come possiamo osservare dal grafico il trend di diminuzione è stato simile anche per Francia e Germania che però partivano da livelli molto più bassi.

L’Italia si attesta sul 13% di abbandono scolastico

Andamento della quota di giovani 18-24 anni che abbandonano prematuramente gli studi (2011-2020)

L’abbandono scolastico nelle regioni italiane

Una delle caratteristiche del nostro paese per quando riguarda l’abbandono scolastico è quella di avere ampi divari al proprio interno. Osservando i dati a livello regionale si può notare uno squilibrio tra sud e centro-nord. Ai primi 5 posti della classifica troviamo infatti le 5 maggiori regioni del mezzogiorno.

Al primo posto troviamo la Sicilia con un tasso di abbandono pari al 19,4%. Seguono Campania (17,3%) e Calabria (16,6%). Queste regioni, a cui si aggiunge anche la Puglia (15,6%), si trovano al di sopra della media nazionale. Dall’altro lato invece Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Emilia Romagna e Marche si trovano al di sotto dell’obiettivo Ue del 10%.

Abbandono scolastico, 4 regioni del sud sopra la media nazionale

Quota di giovani 18-24 anni che abbandonano prematuramente gli studi (2020)

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 1 Settembre 2021)

Nel centro-nord l’abbandono scolastico è cresciuto rispetto al 2019.

C’è da dire però che il mezzogiorno è anche l’area della penisola in cui si sono registrati i progressi maggiori rispetto all’anno precedente. In base ai dati di Istat infatti nel 2019 sud e isole avevano un tasso di abbandono pari al 18,2%, sceso poi al 16,3% nel 2020. Analizzando le 4 regioni che si trovano sopra la media italiana, possiamo notare che 3 di queste hanno migliorato i loro dati nell’ultimo anno. L’unica eccezione è rappresentata dalla Campania, rimasta stabile al 17,3%. In Sicilia invece il tasso di abbandono si è ridotto di 3 punti percentuali, in Calabria di 2,4 e in Puglia di 2,3 rispetto al 2019.

-1,9 la variazione, in punti percentuali, del tasso di abbandono scolastico al sud tra il 2019 e il 2020.

Considerando invece le regioni del centro e del nord nel loro complesso, possiamo osservare che qui il livello di abbandono scolastico è cresciuto rispettivamente di 0,5 e 0,6 punti percentuali rispetto al 2019.

Criticità a livello locale

Al di la dei passi avanti fatti, nel nostro pase l’abbandono scolastico rimane comunque un problema molto serio. Un elemento importante per intervenire e arginare il fenomeno è quello di avere dati il più dettagliati possibile, in modo da poter monitorare le criticità presenti nei singoli territori e organizzare azioni mirate.

Purtroppo, sotto questo aspetto, le informazioni più recenti risalgono al censimento realizzato da Istat nel 2011. Inoltre l’indicatore scelto in questo caso è diverso da quello di Eurostat. Qui infatti la fascia d’età analizzata è quella compresa tra i 15 e i 24 anni. Per i minori di 18 anni però quasi forzatamente l’unico titolo di studio conseguito è la licenza media. Serve un criterio ulteriore quindi per valutare l’incidenza dell’abbandono scolastico. Quello scelto è il non frequentare altri tipi di percorsi di studio regolari o di formazione professionale.

Tali dati comunque ci possono fornire un’idea di com’è distribuito il fenomeno a livello locale. Un primo elemento che risulta subito evidente è il fatto che vi sono situazioni critiche anche al nord e territori del mezzogiorno con dati inferiori alla media.

Come varia l’abbandono scolastico in Italia, da comune a comune

Percentuale di giovani tra i 15 e i 24 anni che hanno al massimo la licenza media e non frequentano un corso regolare di studi e/o formazione professionale (2011)

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)

 

Analizzando la situazione nelle 5 aree più popolose del nostro paese, possiamo osservare che nella città metropolitana di Roma si trovavano 22 comuni su 121 in cui la percentuale di abbandono era inferiore al 10%. Da notare inoltre che nella capitale l’abbandono si attestava al 9%. Il dato più basso tra i principali capoluoghi italiani. Nella città metropolitana di Milano invece figuravano 28 comuni su 134 (il 20,9%) in cui il tasso di abbandono era superiore al 15%. Mentre in 26 centri il dato era inferiore al 10%.

Nella città metropolitana di Torino nel 2011 si registravano 45 comuni su 315 (il 14,3%) in cui l’abbandono scolastico era superiore al 20%. D’altra parte però in 71 centri il dato era pari o inferiore al 10%. Nella città metropolitana di Napoli invece il fenomeno era mediamente più diffuso. Quasi la metà dei comuni (44 su 92) infatti presentava dati superiori al 20%. Da segnalare in questo caso il dato particolarmente elevato del comune capoluogo. A Napoli infatti il tasso di abbandono scolastico era del 28,1%. Il più alto tra i capoluoghi passati in rassegna.

28,1% i giovani che hanno abbandonato precocemente gli studi nel comune di Napoli (2011).

La situazione più difficile è quella della città metropolitana di Palermo ma anche qui non mancano realtà in cui l’abbandono scolastico risulta più contenuto. In 10 comuni infatti la percentuale risultava inferiore al 15%.

È essenziale avere dati aggiornati a livello locale.

In questo contesto la pandemia si è configurata come un acceleratore di processi in corso, piuttosto che come vero e proprio spartiacque. Vista la situazione quindi, è essenziale dotarsi di tutti gli strumenti per contrastare la povertà educativa in modo efficace. E questo significa anche disporre di informazioni attuali, quanto più disaggregate possibili, a partire dall’aggiornamento di indicatori preziosi come quello sull’abbandono scolastico. Anche per valutare con precisione l’impatto del Covid su queste dinamiche.

Da Openpolis – 21 settembre 2021

https://www.openpolis.it/perche-sullabbandono-scolastico-resta-ancora-molto-da-fare/