di Alba Lazzaretto
Cattolica, partigiana, donna di lotta e di impegno politico vissuto come “servizio”, Tina Anselmi è rimasta nella memoria degli italiani come simbolo di coraggio e di onestà. Fu la prima donna a ricoprire la carica di Ministro nella storia italiana.
Scoprì molti “mali oscuri” della Repubblica e cercò la verità senza mai voltare lo sguardo dall’altra parte. «Per cambiare il mondo bisogna esserci», ripeteva, e Tina Anselmi fu in prima linea a combattere stereotipi e pregiudizi contro le donne, e a contrastare interessi di parte. Promosse importanti innovazioni sociali, come la Legge di parità nel trattamento salariale tra uomini e donne e la Riforma della Sanità. Era vicina politicamente ad Aldo Moro, ma difficilmente catalogabile nelle correnti della Democrazia cristiana. Ironica, testarda, era «capace di ascolto, duttile nel condurre la mediazione, chiara nell’esporre i propri convincimenti» (dalla Postfazione di Renata Micheli). Non abbandonò mai il suo partito, nemmeno quando fu candidata in un Collegio elettorale difficile, da cui uscì perdente nelle elezioni del 1992. In molti avvertirono la sua sconfitta come una perdita per la democrazia e qualcuno le scrisse: «Sarebbe un dono per il nostro paese vederla Presidente della Repubblica». Ebbe sempre a cuore i valori della Costituzione e della Resistenza e ricordò agli studenti nel 2004, quando ricevette la laurea honoris causa a Trento, che la democrazia – dopo essere stata conquistata – deve essere vissuta, difesa, partecipata.
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