UN “PENSATOIO” DI DONNE

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16 novembre 2021 - Incontro in presenza e/o on line

Un pensatoio di donne perché le parole usate nel passato e che costituivano un lessico ‘familiare’ si sono nel frattempo svuotate del significato originario, tanto da sembrare prive di vita e di senso. Soprattutto uguaglianza e differenza appaiono immediatamente le parole da posizionare sul telaio, come i fili della trama e dell’ordito, per tornare a tessere pensiero. Tutte abbiamo una storia da raccontare e a noi piacerebbe predisporre un luogo dove incontrare le donne che hanno una tradizione e quelle donne che stanno sperimentando in concreto, nel quotidiano e sulla loro pelle, gli esiti del femminismo.

Conquiste che per molte, spesso giovani, sono diventate gestione faticosa e solitaria della libertà femminile. Un pensatoio dove mostrarsi, farsi vedere, riconoscersi.

Noi, Centro Italiano Femminile, associazione di donne cattoliche, vi invitiamo alla realizzazione del pensatoio e offriamo questo primo contributo:

La “questione femminile” sconta oggi diverse difficoltà che la inseriscono in un quadro interpretativo diverso, sebbene in continuità, con quello del passato e non soltanto perché sono cambiati i protagonisti, il contesto, ma perché è cambiato il paradigma col quale oggi le donne approcciano tutte le tematiche che attengono alla vita concreta della donna/e che si sono riappropriate del corpo attraverso il quale passa la coscienza del/dei rapporti interpersonali.

Si tratta allora respingere due opposte tentazioni: una tipica delle nuove “leve” che tende a cancellare tutta l’esperienza associativa e il dibattito politico che è preceduto; l’altra che, erede in qualche modo di una storia di conquiste, lotte, compromessi, considera l’irruzione della quotidianità, che ambisce a diventare storia, come un tradimento più che la maturazione avvenuta grazie ad un processo reale che è passato, attraversandola e quasi crocifiggendola, nella carne delle generazioni che si sono susseguite portando ad esiti che esorbitano le stesse direttive culturali che lo hanno prodotto.

Ancora oggi, e le nostre figlie ne sono consapevoli, il tradimento della politica – della quale noi ci eravamo fidate -, consiste nel considerare l’uguaglianza non un denominatore universalizzante e nel quale l’idem e l’ipse sono ugualmente compresi, piuttosto come un rivolgersi al modello maschile considerato il paradigma dell’uguaglianza possibile.

L’alternativa tra uguaglianza e differenza, la loro radicale opposizione, è in effetti una costruzione sociale, prima che simbolica, che dovrebbe essere decostruita politicamente e culturalmente da quanti hanno interesse per le differenze.

Si apre, in questa faglia, una nuova strumentalità del conflitto tra i sessi, come proprio per il voto. Oggi siamo più avvertiti del fatto o che non esiste un modello solutivo e che non aiutano i riferimenti tradizionali come quello della tutela, (come significato dalle quote) o quello dell’ampliamento delle opportunità.

Accade dunque che l’accesso determini per le donne una rinuncia alla specificità riproponendo la divisione che esiste tra pubblico e privato tanto che in pubblico il modello da imitare rimane quello maschile. Si vuole dire che se fino ad ora la differenza ha significato la subordinazione delle donne, anche l’eguaglianza ha significato appiattimento sull’unisex.

Per questo pensiamo che la parità deve necessariamente rimanere al rango degli strumenti possibili, e non certo l’unico, che, basato su una percentuale numerica, va assunto come parametro docimologico della rappresentanza ma non dell’uguaglianza.

Dobbiamo cambiare paradigma pensare che se l’uguaglianza non può essere pensata senza la differenza, nemmeno può essere tale se non è considerata realizzata.

Mentre scriviamo, con l’intento di organizzare un noi più ampio, in Afghanistan si sta consumando sotto gli occhi del mondo una tragedia storica, che dimostra come il corpo della donna sia lo spazio di esercizio del potere maschile, sia il simbolo della violenza e della sopraffazione e dimostri come il principio religioso della diseguaglianza tra gli esseri creati assunto a legge e metodo di governo  si traduca in negazione dei diritti umani.

Il dramma a cui assistiamo rafforza la nostra convinzione di un impegno condiviso che ci renda visibili e riconoscibili nella società, tra le donne, e contrattuali con le istituzioni; non più solo per noi in Italia, ma per – e con – le donne che abitano il mondo. Occorre uscire da schematismi ideologici e lasciare spazio alla politica per essere concretamente accanto alle donne che rimangono tra le macerie a difendere con il loro corpo le poche libertà conquistate mentre il mondo discute, si divide e fa analisi di rito.

Il pensatoio si terrà il 16 novembre p.v.  dalle ore 9:30 alle ore 12:00; su piattaforma Zoom e/o  in presenza presso la sede nazionale del Centro Italiano Femminile, in Via carlo Zucchi, 25 – Roma.

Si prega di confermare la presenza entro mercoledì 15 settembre p.v. inviando nome, cognome, nome dell’associazione ed indirizzo e-mail a segreteria2@cifnazionale.it.

Il link per il collegamento sarà inviato il giorno prima dell’evento.

Nelle intenzioni questo incontro vorrebbe essere preparatorio di una iniziativa comune.