Festa della Repubblica
Il giorno del 2 giugno 2024, Festa della Repubblica, il senatore Claudio Borghi, sostenuto dal leader del partito Matteo Salvini, non ci ha fatto mancare un suo florilegio. Con la tempestività tipica dei veri combattenti ha esposto il suo petto a difesa della Repubblica insidiata dal Capo dello Stato tanto da chiederne le dimissioni perché, nel Suo intervento, sfidando il sovranismo nostrano, ha ricordato la nostra Costituzione. «La vita della nostra collettività è inserita oggi nella più ampia comunità dell’Unione Europea cui abbiamo deciso di dar vita con gli altri popoli liberi del continente e di cui consacreremo, tra pochi giorni, con l’elezione del Parlamento Europeo, la sovranità». Così Mattarella, reo di aver ricordato i nostri legami europei sanciti nella Costituzione (art.lo 11).
C’è una ignoranza che viene definita “santa” quando esprime la semplicità del cuore: questa di Borghi è invece semplicemente” ignoranza” che, quando trattasi di un parlamentare della Repubblica, è anche “volgarità”. L’Europa è persona giuridica e come tale gli accordi internazionali conclusi dall’Unione possono essere direttamente vincolanti e avere il primato sulle leggi e sulle costituzioni nazionali (art. lo 3, paragrafo 2 e nell’articolo 216, paragrafo 1 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea). Inoltre, ogni anno, e ammesso che il parlamentare Borghi frequenti le aule del Senato, dovrebbe sapere che la legge n. 234/2012 prevede che il Governo presenti al Parlamento la relazione annuale congiuntamente con il programma legislativo della Commissione e il programma del Consiglio dell’UE.
Non basta: che dire del suo sodale Matteo Salvini che nella funzione di Ministro ha giurato davanti a Sergio Mattarella fedeltà alla Repubblica, alla Costituzione e alle leggi, e dunque anche all’architettura normativa che definisce la nostra partecipazione all’Unione. C’è chi avanza la proposta che a dare le dimissioni dovrebbe essere proprio il vice-premier che tradisce la promessa fatta nella solennità dell’insediamento non può certo restare al suo posto.