A margine dell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Querida Amazonia” un breve commento da parte della Presidente Nazionale
Il 12 febbraio u.s. è stata presentata in Vaticano l’Eesortazione Apostolica post sinodale “Querida Amazonia” frutto del Sinodo speciale per la regione panamazzonica. Essa si rivolge “al popolo di Dio e a tutte le persone di buona volontà” e, possiamo dire, che al primo ed alle seconde viene affidata ‘l’amata Amazonia’ che esce dalle pagine del testo in “tutto il suo splendore, il suo dramma, il suo mistero”.
Prima della presentazione del documento, l’attesa era rivolta tutta alla questione dei viri probati, cioè all’ordinazione di alcuni uomini sposati per supplire alla carenza di clero e alla questione delle donne diacono. Queste le attese e le delusioni soltanto in parte comprese dai più solo se si tenesse conto dell’esplicitazione contenuta nell’Introduzione del testo che dichiara di non sviluppare “tutte le questioni abbondantemente esposte nel documento conclusivo” del Sinodo mentre conferma la forza profetica di un messaggio segnatamente sociale, sulla scia della Laudato Sì.
In alcuni passaggi il linguaggio è di alcuni libri della Bibbia e forte della denuncia: «La disparità di potere è enorme, i deboli non hanno risorse per difendersi, mentre il vincitore continua a prendersi tutto. (Querida Amazonia, n. 13). Ed ancora: «La colonizzazione non si ferma, piuttosto in alcune zone si trasforma, si maschera e si nasconde, ma non perde la prepotenza contro la vita dei poveri e la fragilità dell’ambiente» (n. 16). Il messaggio del Papa va nella direzione di creare una Chiesa amazzonica «marcatamente laicale» (n. 94), mentre rivela attenzione tutta speciale al tema dell’inculturazione che comporta maggiore libertà e maggiore protagonismo degli attori locali. Anche al laicato viene riconosciuto un peso pari ai compiti e alle responsabilità assunte: “annunciare la Parola, insegnare, organizzare le loro comunità, celebrare alcuni Sacramenti, cercare varie espressioni per la pietà popolare e sviluppare i molteplici doni che lo Spirito riversa su di loro”.
La celebrazione dell’eucarestia rimane centrale come il ruolo del sacerdote perché è “essa che fa la Chiesa”. A proposito del ruolo femminile, Francesco mette in guardia dal “riduzionismo” che “ci porterebbe a pensare che si accorderebbe alle donne uno status e una partecipazione maggiore nella Chiesa solo se si desse loro accesso all’ordine sacro”(n. 99-103). Non è così. Afferma infatti il Papa“Senza le donne” la Chiesa “crolla”, queste le parole del S. Padre, “come sarebbero cadute a pezzi tante comunità dell’Amazzonia se non ci fossero state le donne, a sostenerle, a sorreggerle e a prendersene cura”.
Non mancano passaggi forti di denuncia riguardo allo sfruttamento di uomini e ambiente portato avanti, ieri come oggi, dai colonizzatori che operano una protesta che grida al cielo: “Molti sono gli alberi dove abitò la tortura e vasti i boschi comprati tra mille uccisioni”(n.9). Bisogna indignarsi, scrive Francesco, come si indignava Mosè, come si indignava Gesù, come Dio si indigna davanti all’ingiustizia.