Centro Italiano Femminile

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PRESIDENZA NAZIONALE

Extra Omnes

7 Maggio 2025
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Quando ci chiederanno notizie sul tempo che viviamo, il nostro tempo, potremmo rispondere come facevano le nostre madri con una punta di rimpianto: “erano anni favolosi!”. Basterebbe, a questo proposito, interrogare i nostri figli o i nipoti adolescenti per capire che l’ansia che accompagna la loro crescita non fa intravedere nulla che induca all’ottimismo.

Tempi di guerra i nostri, tempi di contrapposizioni anche aspre, tempi di dissoluzione o rottura di un ordine mondiale che ci aveva rassicurato sul futuro dimentichi del passato, tempi di fame e di orrore perpetrato in nome della giustizia dei diritti dei popoli, tempi di povertà anche di fame per i bambini della striscia di Gaza che aspettano gli aiuti alimentari che arrivano una volta a settimana. Tempo di attesa e sospensione per il conclave celebrando e il papa che verrà. Noi sappiamo che si tratta di una elezione e come tutte le elezioni ci sarà un voto, una maggioranza da assicurare, una convergenza da raccogliere, ma… noi sappiamo che lo Spirito Santo di cui non siamo orfani ha sempre assicurato alla Chiesa il papa giusto per i tempi della storia che sono declinati come “tempo della Chiesa”. “Spirito Santo” sorriderà qualcuno: chi è o cosa è sé se è rappresentato nel testo sacro come soffio che spira dove vuole perciò non catturabile se non sotto la fatti specie di una nube. Lo Spirito Santo dicono e sorridono gli increduli, dove è in questo misero tempo di prova, dove si aggira e dove spira e, soprattutto, quale consolazione ci prepara e quale nuovo tempo potrà regalarci? La risposta non è semplice né facile o tale da sciogliere i dubbi che si aggrovigliano come nodi. Ma, proviamo un attimo a riflettere come noi, che viviamo nel tempo, come immaginiamo o speriamo sia il tempo a venire per i nostri figli anche senza allargare lo sguardo all’intera umanità. Non solo ci auguriamo un tempo migliore, non soltanto ci ingegniamo a prepararlo per come sappiamo e possiamo, ma … organizziamo il futuro. Allunghiamo lo sguardo sull’oltre noi per sviluppare il discernimento che ci aiuti a guidare i nostri ragazzi. Scopriamo, quando pensiamo al loro futuro, che non è possibile pensarlo senza coinvolgere tutti e senza che anche l’azione degli altri influisca sul mondo di essere del mondo che verrà. Ecco, allora che scopriamo, per il discernimento che lo Spirito ci dona come il nostro destino è quello di tutti, anche di quegli ultimi che non entrano nel novero delle persone cui affideremo le attese. Eppure, quegli ultimi ci chiedono, forse sempre per il dono del discernimento che ci dà lo Spirito, di cambiare il mondo, di renderlo migliore perché soltanto se lo facciamo anche per loro sarà migliore per tutti.

Dunque, il termine, “discernimento”, che ci guida alla comprensione dello Spirito e che nella Bibbia ricopre una gamma di molteplici significati, soprattutto nel linguaggio neotestamentario. C’è, così, una costellazione di verbi greci che rendono in modo univoco il significato di “giudicare”, ma anche “saper vagliare, discriminare, persino condannare” e “mettere alla prova, verificare, discernere, misurare”. Non basta: “approvare e interpretare, capacità di dare senso, dunque, “conoscere” che però comprende non solo l’attività intellettiva ma anche quella volitiva, affettiva, effettiva fino a giungere all’amore.

Questo arcobaleno di termini evidenzia quanto sia complessa l’opera di discernimento nei confronti delle scelte da compiere e che siamo tutti chiamati a fare. Nella scelta, nel dosaggio delle scelte, nel calibrarle mettiamo in campo tutto quello che abbiamo e sappiamo: mezzi sicuramente ma anche conoscenza del passato, del presente, del futuro che possiamo presumere. Ci giochiamo, come si dice la vita, che richiede anche sensibilità morale per  distinguere bene e male, vero e falso, giusto e ingiusto, pronti alla verifica della autenticità del cuore. Sia chi crede, come chi non crede, misura la propria vocazione e missione: «L’opera di ciascuno sarà resa palese; la svelerà quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco saggerà l’opera di ciascuno» (1Corinzi 3,13). D’altro lato, c’è lo stesso credente che presenta con sincerità sé stesso a Dio perché egli trapassi con la Sua luce la coscienza: «Scruta il mio cuore, vaglialo nella notte, provami nel crogiuolo: in me non troverai alcun crimine» (Salmo 17,3).

Ma, alla fine, è lo Spirito Santo il principio del discernimento attraverso i suoi doni che sono elencati dal profeta Isaia in uno dei suoi canti messianici: «Spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore» (11,2). Attraverso questa serie di virtù che illuminano l’anima, il fedele riesce ad avere la sapienza e l’intelligenza di Salomone e dei saggi, il consiglio e la fortezza di Mosè e di Davide, il timore del Signore testimoniato dai patriarchi e dai profeti. Con questa dotazione di virtù si potrà «distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo» (Filippesi 1,10), che è poi anche il tempo della nostra vocazione.

Questo dono speriamo, crediamo, invochiamo scenda sui cardinali sui quali pesa la scelta della Chiesa del Terzio millennio.

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