2023. Primo anno di guerra

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Riflessione della Presidente Nazionale ad un anno dalla guerra - 20 febbraio 2023

Siamo ormai al 12° mese di guerra e i segnali non inducono a sperare in un termine a breve. Il “generale inverno”, che arrestò la invincibile armata di Napoleone giunto alle soglie di Mosca, ora si è fermato davanti alla resistenza degli ucraini. A nulla sono valsi i reiterati inviti di papa Francesco, che si è offerto anche come mediatore di pace, a porre termine a questa “terza guerra mondiale a pezzi” del quale uno,  si combatte a pochi chilometri da noi.

Tutta l’attenzione e l’ansia dei primi giorni del conflitto sembra si sia attenuata e anche nei TG le notizie dal fronte occupano i titoli di coda. Papa Francesco ha ragione quando afferma che il cuore umano si abitua anche all’orrore. Tutta la storia umana, sia a livello individuale che sociale e collettivo, è storia di “inimicizia” e tutto il cammino di accrescimento in umanità, è costellato da episodi di inumana crudeltà degli uni verso gli altri. Eppure, lo stesso cuore umano conosce la tensione, non eliminabile, tra esigenze di giustizia e istanze di misericordia, cioè di perdono. Il loro richiamarsi a vicenda ne mostra la complementarità e la corrispondenza tanto che, il procedere delle società, implica l’integrazione di queste due “virtù”. Certamente è alla giustizia che si affida la regolazione dei rapporti sociali e, in questo caso, è definita giustizia commutativa che esorbita, ignorandola, la dimensione sociale della communitas. L’assioma “summum ius summa iniuria”, paventa il pericolo che la giustizia annulli la soggettività personale. Ecco allora spiegato il desiderio del perseguimento di una giustizia superiore che sappia discernere le istanze soggettive di ciascuno. Il termine misericordia, che sebbene non rientri nel vocabolario giuridico, non è sentito del tutto estraneo al diritto e, a questa insolita “incorporazione”, ha contribuito certamente il messaggio cristiano. “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”, sintetizza la fede e la predicazione della Chiesa, la quale raccoglie il messaggio di Isaia profeticamente rivolto ad un mondo e ad una umanità diversa. Nella terra nuova siederanno accanto senza più paura il lupo e l’agnello, il bambino e l’aspide, la pantera ed il capretto, il vitello e il leoncello. Questa è la grande verità proposta da papa Francesco al mondo quando afferma che il binomio “guerra giusta” allude alla “giustizia” quale attributo principale di Dio in tutte le Scritture dell’Antico Testamento. Il profeta Osea (11,7-9) afferma che in Dio giustizia e misericordia sono immanenti l’una all’altra, non in concorrenza, e ne rivelano la Sua santità. Infine: la giustizia non è meritocratica, come insegna la parabola degli operai inviati nella vigna, i quali ricevono tutti un uguale salario pur non avendo lavorato lo stesso numero di ore (cf. Mt 20,1-16). In questo caso, la legalità non è violata, perché agli operai della prima ora il Signore dà quanto ha con loro pattuito e agli ultimi, che senza l’eccezione messa in campo come ipotesi praticabile, non avrebbero ricevuto il necessario per vivere insieme alle loro famiglie. Questa è la giustizia secondo Gesù e il suo Vangelo.