Lettorato e Accolitato

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Riflessione della Presidente Nazionale sul Motu Proprio di Papa Francesco sul’accesso delle persone di sesso femminile al ministero istituito del Lettorato e dell’Accolitato.

Papa Francesco il 10 gennaio u.s., con una Lettera in forma di Motu Proprio (Spiritus Domini), è intervenuto, modificandolo, sul Can. 230 § del Codice Canonico riguardante l’accesso delle persone di sesso femminile al ministero istituito del Lettorato e dell’Accolitato.

Il canone riformato, sottolinea che il Lettorato e l’Accolitato rientrano nella ‘categoria’ dei carismi’, chiamati ministeri in quanto hanno un riconoscimento pubblico[1], istituiti dalla Chiesa che nella disponibilità di quanti, nella comunità ecclesiale, vogliono contribuire, in forma stabile, allo svolgimento della sua missione. Lo Spiritus Domini fa riferimento al Motu Proprio di Paolo VI (Ministeria Quaedam, 1972) nel quale si precisava che la ricezione dei “ministeri laicali”, quali il Lettorato e l’Accolitato, precedono, preparandola, la ricezione dell’Ordine sacro.

Il Canone 230 § del Codice Canonico risulta così modificato: «[…]si è giunti in questi ultimi anni ad uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel Sacramento del Battesimo; […] distinti dal ministero ordinato […]. Anche una consolidata prassi nella Chiesa latina ha confermato, infatti, come tali ministeri laicali, essendo basati sul sacramento del Battesimo, possono essere affidati a tutti i fedeli, che risultino idonei, di sesso maschile o femminile, secondo quanto già implicitamente previsto dal can. 230 § 2».

Fin qui il testo del Motu Proprio di papa Francesco, ora cerchiamo di valutarne le implicazioni, oltre la valenza simbolica, della decisione “storica” inquanto, se è vero che le “persone di sesso femminile” praticavano già i due ministeri (vedi Accolitato ed Lettorato), l’averli stabilmente incardinati alla norma canonica, produce effetti strutturali. Infatti, il cambiamento del Canone fa cadere l’aggettivo “maschile”, non riservando più Lettorato e Accolitato ai soli “viri”.

La modifica di cui sopra esprime la correlazione con la teologia del Concilio Vaticano II che attribuisce al popolo di Dio e alla sua autorità, la facoltà di superare la “riserva ai maschi”. Ne consegue che la riserva maschile diventa elemento contingente e non necessario, della Tradizione.

Sappiamo che dopo il Concilio Vaticano II si è avviato un processo di ‘ripensamento dei diversi gradi dell’ “ordine sacro” che, prima del Concilio Vaticano II, nella Chiesa latina e orientale erano suddivisi in due categorie: ordini maggiori (episcopato, presbiterato, diaconato e suddiaconato) e ordini minori (accolitato, esorcistato, lettorato, ostiariato), e questi ultimi non erano sacramenti.

Il Concilio Vaticano II h accentuato l’importanza per la Chiesa del servizio del popolo di Dio e ha avvertito la necessità e l’urgenza di riscoprire il pluralismo delle forme ministeriali, di cui era ricca, ma per vari motivi, dimenticato.

La Chiesa si riscopre tutta ministeriale, popolo sacerdotale, che esercita i ministeri in forza del sacerdozio battesimale-cresimale (cfr. Lumen Gentium, 10). Grazie a ciò il diaconato non è più soltanto una tappa verso il presbiterato ma un ministero attinente a tutto il popolo di Dio. Significa che la formula “non per il sacerdozio, ma per un ministero” ripresa da un testo della Traditio apostolica di Ippolito, presente già nei documenti del Concilio, è giustifica pienamente il passaggio operato da papa Francesco.

Le conseguenze. Una immediata sul piano della ‘corresponsabilità di ogni non chierico’, omnis utriusque sexus fidelis e, quella che più ci interessa, riguarda il riconoscimento del ruolo femminile incardinato all’interno di un articolo del Codice Canonico (Can. 230 §). Non si tratta di un atto dovuto visto che da tempo le donne assolvono nella comunità le funzioni connesse al lettorato e all’accolitato.

Piuttosto si tratta di un riconoscimento di autorità ope legis della funzione svolta. Non semplicemente un servizio, dunque, uno dei tanti adempiuti dalle donne e che nel tempo le ha identificate e qualificate come “dame di carità”. Certamente il passo operato da Papa Francesco è un “segno dei tempi” significato dall’ingresso della donna nella vita pubblica.

Infine: il riconoscimento ‘ufficiale’ della dignità sacerdotale delle donne, in quanto appartenenti al popolo di Dio e sulla base del battesimo, è un’evidenza ecclesiale dagli effetti forieri di altri possibili sviluppi.

Si tratta infatti della correlazione strutturale tra sacerdozio ordinato e sacerdozio comune che diventa anche il criterio per cui è possibile acquisire nuove formulazioni della medesima sostanza in base all’inveramento dell’affermazione contenuta nella Lumen Gentium. Ciò significa che la Chiesa si riscopre tutta ministeriale, popolo sacerdotale che esercita i ministeri in forza del sacerdozio battesimale-cresimale (cfr. Lumen Gentium, 10). Non basta:  nella Chiesa la diversità di ministero non sopravanza l’unità di missione grazie alla quale anche i laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all’interno della missione di tutto il popolo di Dio, hanno il proprio compito sia nella Chiesa che nel mondo (Apostolicam Actuositatem, 2).

[1]San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (12, 4-6) scrive: «Vi sono diversità carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti». Introduce tre termini, i carismi, i ministeri e le operazioni, e li associa allo Spirito, al Signore e a Dio, rispettivamente. Analizziamoli separatamente. I carismi sono doti che lo Spirito dona a ciascuno di noi. San Paolo lega il carisma allo Spirito per evidenziarne la natura gratuita e il carattere libero. I carismi, che lo Spirito ci dona, possono essere accettati o rifiutati. Ognuno di noi può coglierli, curarli e farli maturare, oppure può ignorarli. I ministeri sono i modi che la Chiesa offre per mettere i carismi al servizio della comunità. Essi sono associati alla figura di Cristo, che è venuto per servire. I carismi si realizzano nella dimensione del servizio, anch’esso libero e gratuito.