La difesa dei confini: ovvero lo scarica barile

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Firmato il memorandum d'intesa

Kais Saied, presidente tunisino, la delegazione Ue guidata dalla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, il premier italiano Giorgia Meloni e il premier dell’Olanda Mark Rutte, hanno siglato, nei giorni scorsi, il pacchetto complessivo di 255 milioni di euro per il bilancio dello Stato nordafricano finalizzato alla gestione dei flussi migratori. L’obiettivo dell’accordo voluto dalla premier Meloni e dal presidente Saied è soprattutto arginare il flusso incontrollato di persone che si affidano alla pericolosa via del mare per approdare in Europa e dei suoi i confini esterni meridionali. A detta del nostro Premier, il memorandum è “un ulteriore passo verso la creazione di un vero partenariato che possa affrontare in modo integrato la crisi migratoria e lo sviluppo per entrambe le sponde del Mediterraneo”. Per intanto la Tunisia incassa, grazie ai cinque 5 pilastri del Memorandum, 550 milioni di €, cui dovrebbe aggiungersi il prestito di 1,9 miliardi di euro dell’Fmi, che, per sbloccarlo, in cambio ha chiesto a Saied profonde riforme. Proprio questa richiesta non è musica che piace al Presidente tunisino che, non potendo garantire una risposta positiva, ha chiesto all’Unione europea di trovare forme di collaborazione alternative al Fondo monetario. Sulla base della situazione della Tunisia, ove i diritti umani e le garanzie democratiche, sono ignorate e calpestate, avanziamo una domanda: l’Unione Europea chiuderà un occhio sul rispetto dei diritti umani, sacrificandoli sull’altare della riduzione della pressione migratoria ai propri confini? La domanda non è peregrina né provocatoria se in una nota congiunta la Commissione Libertà civili e la sottocommissione per i diritti umani (6 luglio u.s) esprimono “profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti umani dei migranti in Libia”. Anche la Libia, come la Tunisia, ha voluto la sua contropartita in denaro per riportare nelle patrie galere i “disgraziati” che tentavano la fuga e dal 2015, grazie all’Ue ha ricevuto circa 700 milioni di euro. Non siamo maliziosi o prevenuti sul tema, ma ci fidiamo del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, quando afferma che “l’accordo non è altro che l’attuazione del blocco navale in altra forma”. Lo sappiamo: la coscienza per essere tranquilla deve voltarsi dall’altra parte e i servizi, come le comodità, devono essere ben pagati. Pazienza se dobbiamo chiudere un occhio, anzi tutti e due.