La povertà non è un destino

0
149

Un'immagine concreta del nostro Paese

Oggi parliamo di numeri che ci servono per avere un’immagine concreta del nostro Paese o, meglio, di un Paese in cui le famiglie sono in sofferenza.

Il primo dato lo ricaviamo da Open Polis che ci ricorda come in Ue il 38,5% dei disoccupati è tale da più di un anno e Slovacchia, Grecia e Italia hanno i valori più elevati: infatti in Italia il 40% dei disoccupati non trova lavoro da più di 24 mesi perché non c’è stata una ripresa dopo il 2021.

A differenza degli inattivi, che non lavorano né sono alla ricerca di un impiego, i disoccupati si trovano in una condizione transitoria per definizione; tuttavia, i tempi di ricerca possono essere molto lunghi, con effetti molto negativi sia sulla produttività e quindi sulla società nel complesso che sulle persone in questione, che si trovano maggiormente esposte al rischio povertà.

Il secondo dato è riportato nell’ultimo numero di Famiglia Cristiana e sottolinea che una categoria di lavoratori, quali vigilantes, fattorini, magazzinieri, riders, operatrici socio-sanitarie, addetti alle pulizie, commessi del reparto distribuzione, hanno paghe da fame, assenze di tutele. Alla base di tutto c’è un sistema che si basa sulla “esternalizzazione” che è la chiave di volta del mercato nero dei nuovi schiavi. Esso non assume personale ma quando gli occorre, subappalta il servizio ad una cooperativa di sottobosco.

Il terzo dato, fonte quotidiano La Stampa, riguarda i lavoratori interinali ai quali, come al salumificio Raspini, non vengono applicati i contratti di settore in quanto, anche essi subappaltati, sono utilizzati soltanto in alcuni periodi.

L’ultimo dato, fonte Open Polis, riguarda la povertà assoluta che colpisce in Italia l’11,5% delle famiglie con minori. Per quelle in affitto la quota raggiunge il 28,2%.

In conclusione: il nostro non è un Paese da portare ad esempio, anzi dovremmo imparare la virtù del rispetto che va di pari passo con la giustizia sociale.