Bolla indizione Giubileo 2025

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la speranza non delude

Spes non confundit così la bolla di indizione del Giubileo 2025 indetto da papa Francesco e che ci accompagna in questo anno nel cammino verso l’Anno Santo caratterizzato dalla speranza che non tramonta, quella di Dio.  L’anno giubilare 2025 si aprirà il 24 dicembre 2024 e si chiuderà il 28 dicembre del 2025.

Un tempo di cammino durante il quale il Papa ci invita a ritornare alla Sacra Scrittura sentendo, come rivolte a noi, le parole scritte da S. Paolo nella Lettera agli Ebrei: «[nella speranza] abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi» (Eb 6,18-20).

Allora, accettando l’invito, anche noi, “quali pellegrini di speranza”, intraprendiamo il cammino insieme a tutta la Chiesa non cedendo alle difficoltà che potrebbero rallentarci o spegnere il vigore trattenendoci dalla meta, ma sospinti in avanti dalla convinzione che “né vita né morte, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8, 35.37-39).

Questa immagine dell’anno giubilare come tempo di “spoliazione” dell’habitus dell’uomo vecchio e di “dislocamento” dalla condizione di immobilità, caratterizzata dalla abitudine che è cattiva compagna della vita cristiana, ci permette di vivere protesi verso la rivelazione del Signore e verso l’incontro con Lui.

Un po’ di storia.

Il Giubileo cristiano riprende quello ebraico ed il nome deriva dalla parola «Yôbel» che designava il corno di ariete o di montone che i sacerdoti suonavano per annunciare l’evento e con esso, ogni 50 anni, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi, il riposo della terra.  Una sorta di ritorno alle origini.

Nella Chiesa cattolica il Giubileo si configura come «una solenne indulgenza plenaria concessa dal Romano Pontefice per la remissione dei peccati» nell’Anno Santo ‘ordinario’ o ‘straordinario’. Nella nostra tradizione, il Giubileo assume un significato più spirituale riguardando la remissione dei peccati e delle pene dei peccati, la conversione a Dio nella fede e nella testimonianza cristiana, la riconciliazione con gli uomini, la solidarietà e la giustizia, l’impegno al servizio di Dio e del prossimo.

Indetto per la prima volta da Bonifacio VIII nel 1300 per esaudire un insistente voto popolare, l’evento ebbe una risonanza straordinaria. Dante Alighieri ne parla nella «Divina Commedia» («Inferno», XVIII, versi 25-33); Giovanni Villani (1276-1328) nella «Cronica» (libro VIII, capitolo 36) scrive che duecentomila pellegrini “creano” un serio problema di traffico su Ponte Sant’Angelo, che viene diviso a metà da un tavolato: da una parte coloro che si recano a San Pietro, dall’altra coloro che ne tornano. Il secondo Giubileo si celebrò nel 1350 senza Papa Clemente VI che rimase ad Avignone durante la «cattività avignonese» e fu celebrato da F. Petrarca (1304-1374) nel celebre sonetto «Movesi il vecchierel canuto e bianco» che viene a Roma «per mirar la sembianza di Colui ch’ancor lassù nel Ciel vedere spera» cioè l’immagine del Cristo impressa nella Veronica. Anche il Giubileo cui allude il Petrarca, si affermò subito come una manifestazione di grande successo. AI pari di quanto accadde nel 1300, folle di pellegrini visitarono la città eterna, soffermandosi nelle basiliche di san Paolo, san Giovanni in Laterano e soprattutto in san Pietro e, come ricorda un biografo di papa Clemente, in media furono cinquemila le presenze giornaliere per tutto l’anno, stima che conduce a circa due milioni di pellegrini, segno evidente di una percezione collettiva positiva dell’evento.

Ora veniamo al presente.

Nella bolla di indizione dell’anno giubilare di papa Francesco, tre sono gli aspetti che vanno ricordati:

  • la forza della ‘virtù della speranza’ che “non delude” riguardo alla sua perenne presenza nel cammino della Chiesa; riguardo l’accesso, mediante la fede, alla giustificazione e riguardo la certezza dell’amore di Dio riversato nei nostri cuori;
  • la ‘forza della pazienza’ che, scaturita dalla croce e dalla risurrezione, sorregge l’evangelizzazione;
  • il combinato disposto della ‘speranza’ e della ‘pazienza’ posto a sostegno del cammino della vita cristiana che ha bisogno di momenti forti (come il Giubileo) per giungere alla meta: l’incontro con il Signore Gesù.

L’invito del Santo Padre è rivolto affinché possiamo riscoprire anche nei “segni dei tempi” la speranza attingendo alla grazia di Dio.

E i segni sono dal Papa indicati nella: realizzazione della pace, nella capacità di avere una visione della vita carica di entusiasmo, nell’ essere aperti  alla vita  riconoscendola come il progetto che il Creatore ha scritto nel nostro cuore, nella realizzazione di forme di amnistie e di condono per i detenuti, nella concretizzazione dell’opera di misericordia nell’assistenza verso i malati, nella rinnovata passione per la cura verso i giovani, nel superamento dello scandalo della povertà ed infine nell’invito a riconoscere il “debito ecologico” significato dallo squilibrio  tra il nord e il sud  del mondo rimediando alle cause dell’ingiustizia ripianando i debiti iniqui e saziando gli affamati.

Care amiche buon cammini e che la meta vi sia sempre compagna.